Si racconta che la salute di Carlo Magno peggiorò nei suoi ultimi anni, a causa della gotta; i medici gli erano particolarmente odiosi, poiché lo esortavano ad abbandonare gli arrosti, a cui era abituato, per passare alle carni lessate. Era solo una questione di gusto? Dietro al rifiuto di Carlo ci sono precise valenze sociali!
L’arrosto e il bollito giocano ruoli contrapposti sul piano simbolico: l’arrosto sta dalla parte delle cose “selvatiche”, poiché non richiede che il fuoco sul quale cuocere direttamente la carne. Che altro potremmo raffigurarci al termine delle battute di caccia, che riempivano la vita degli aristocratici medievali, se non un animale allo spiedo a girare sulla fiamma viva?
Il bollito è legato alla “domesticità”, alla donna e alla casa, ambito naturale di questo tipo di preparazione. Cuocere in pentola era collegato al concetto del non “sprecare mai nulla”, e infatti, il brodo ottenuto era riutilizzato per altre preparazioni.
È forse in seguito a tutte queste interpretazioni, se ancora oggi continuiamo a classificare l’arrosto una nobile portata per occasioni speciali e il bollito una pietanza rustica e plebea.