Il pane era il cibo base di ogni classe sociale del Medioevo, ma non sempre le condizioni climatiche permettevano un buon raccolto di cereali. La preghiera del Padre Nostro, che recita “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, più che una valenza liturgica, era per molti una vera e propria formula scaccia-fame!
Era spesso usato come “cucchiaio commestibile” con cui si raccoglieva il cibo dal pentolone comune, e accumunava poveri e ricchi, pur variando nei suoi ingredienti: se i nobili potevano permettersi pane di frumento bianco, il contado aveva invece pane nero, includendovi ogni possibile cereale, come avena, segale, farro, orzo, crusca, e, se necessario, anche legumi e castagne. In tempo di carestia, si impastava il pane anche con radici, cenere e corteccia triturata! Dove non poteva il gusto, di certo poteva la fame. In età comunale nacquero le corporazioni dei fornai, che liberarono la popolazione dal controllo dei forni esercitato dai feudatari e dalle curie episcopali.
Nel Medioevo era molto comune un tipo di pane che, tolto dal forno, veniva immerso in acqua bollente per qualche minuto, e poi posto di nuovo ad asciugare in forno; conservandosi molto a lungo, lo tenevano i pellegrini nelle bisacce, e, all’occorrenza, bastava farlo rinvenire con poca acqua.