Il perché del minestrone

La minestra nasce come piatto dei poveri, e per farla si usava tutto quanto era disponibile: verdura, latte, pane, uova, pasta, e la si allungava poi con acqua a seconda del numero di commensali. Un minestrone può essere preparato in poco più di mezz’ora, e ha il vantaggio di mantenere inalterate le proprietà nutritive degli ingredienti che lo compongono; scalda lo stomaco e consente di intingere il pane secco.

Alcuni trucchi dal Medioevo per cucinarlo: se troppo salato, aggiungere una patata tagliata a metà durante la cottura, se troppo liquido, lo si addensi con semolino o pangrattato, se troppo piccante, unire latte o panna da cucina. 

Giullari 

Mangiafuoco, trampolieri, buffoni e saltimbanchi: sono gli artisti del gruppo Giullari et focolieri de Petracha, sempre pronti a strapparvi un sorriso ed affascinarvi con i loro giochi di abilità.

Di corte in corte, con i loro colori brillanti, offrono ai lor signori numeri di giocoleria, equilibrio ed acrobazie, arricchendo l’atmosfera di suoni e risa. Maestri delle arti circensi, al calar della notte si trasformano, e li vediamo narrare le gesta degli eroi del passato, mentre danzano tra le fiamme che illuminano la storia. 

Lo Spettacolo di fuoco è da sempre uno dei momenti più emozionanti di PeragaMedievale!

Arrosto e bollito

Si racconta che la salute di Carlo Magno peggiorò nei suoi ultimi anni, a causa della gotta; i medici gli erano particolarmente odiosi, poiché lo esortavano ad abbandonare gli arrosti, a cui era abituato, per passare alle carni lessate. Era solo una questione di gusto? Dietro al rifiuto di Carlo ci sono precise valenze sociali!

L’arrosto e il bollito giocano ruoli contrapposti sul piano simbolico: l’arrosto sta dalla parte delle cose “selvatiche”, poiché non richiede che il fuoco sul quale cuocere direttamente la carne. Che altro potremmo raffigurarci al termine delle battute di caccia, che riempivano la vita degli aristocratici medievali, se non un animale allo spiedo a girare sulla fiamma viva?

Il bollito è legato alla “domesticità”, alla donna e alla casa, ambito naturale di questo tipo di preparazione. Cuocere in pentola era collegato al concetto del non “sprecare mai nulla”, e infatti, il brodo ottenuto era riutilizzato per altre preparazioni.

È forse in seguito a tutte queste interpretazioni, se ancora oggi continuiamo a classificare l’arrosto una nobile portata per occasioni speciali e il bollito una pietanza rustica e plebea.

Musici e sbandieratori

Ad accompagnare questi tre giorni di festa, come sempre, è il gruppo Musici et sbandieratori de Petracha! Al suono potente dei tamburi, ecco le bandiere che volano alte, stagliando al cielo i colori blu e oro di Peraga. 

Anno dopo anno, questi giovani ragazzi pieni di passione si impegnano a creare spettacoli sempre nuovi, ricchi di evoluzioni e giochi d’abilità. Con costanza e dedizione, eccoli esibirsi nuovamente in elaborate coreografie, decisi a meritare i calorosi applausi del loro pubblico.

Sbandieratori

Le regole religiose in cucina

 Le autorità religiose imponevano tutta una serie di divieti e obblighi: il calendario liturgico stabiliva di alternare i menù grassi e quelli magri, di astenersi dalla carne durante la Quaresima e i giorni di vigilia, e toccava il digiuno nei giorni precedenti delle più importanti festività religiose.

Gli ecclesiastici erano quindi grandi consumatori di pesce e verdure, ma dove il curato di campagna si accontentava di fave e ceci, il canonico aveva invece accesso a cibi più prelibati, come l’anguilla, cucinata e speziata con ogni cura. Giotto di anguille era Papa Martino IV, passato alla storia più per l’appetito che per l’impegno pastorale, tanto che Dante lo confinò in purgatorio.

Questi divieti potevano riguardare anche gruppi di persone, come i monaci benedettini, a cui era vietata la carne dei quadrupedi e inizialmente anche quella dei volatili; i Cistercensi avevano per regola una mensa molto frugale: da Pasqua a Pentecoste era concesso un pasto unico, eccezion fatta per la domenica in cui ne venivano serviti due.