Arrosto e bollito

Si racconta che la salute di Carlo Magno peggiorò nei suoi ultimi anni, a causa della gotta; i medici gli erano particolarmente odiosi, poiché lo esortavano ad abbandonare gli arrosti, a cui era abituato, per passare alle carni lessate. Era solo una questione di gusto? Dietro al rifiuto di Carlo ci sono precise valenze sociali!

L’arrosto e il bollito giocano ruoli contrapposti sul piano simbolico: l’arrosto sta dalla parte delle cose “selvatiche”, poiché non richiede che il fuoco sul quale cuocere direttamente la carne. Che altro potremmo raffigurarci al termine delle battute di caccia, che riempivano la vita degli aristocratici medievali, se non un animale allo spiedo a girare sulla fiamma viva?

Il bollito è legato alla “domesticità”, alla donna e alla casa, ambito naturale di questo tipo di preparazione. Cuocere in pentola era collegato al concetto del non “sprecare mai nulla”, e infatti, il brodo ottenuto era riutilizzato per altre preparazioni.

È forse in seguito a tutte queste interpretazioni, se ancora oggi continuiamo a classificare l’arrosto una nobile portata per occasioni speciali e il bollito una pietanza rustica e plebea.

Musici e sbandieratori

Ad accompagnare questi tre giorni di festa, come sempre, è il gruppo Musici et sbandieratori de Petracha! Al suono potente dei tamburi, ecco le bandiere che volano alte, stagliando al cielo i colori blu e oro di Peraga. 

Anno dopo anno, questi giovani ragazzi pieni di passione si impegnano a creare spettacoli sempre nuovi, ricchi di evoluzioni e giochi d’abilità. Con costanza e dedizione, eccoli esibirsi nuovamente in elaborate coreografie, decisi a meritare i calorosi applausi del loro pubblico.

Sbandieratori

Le regole religiose in cucina

 Le autorità religiose imponevano tutta una serie di divieti e obblighi: il calendario liturgico stabiliva di alternare i menù grassi e quelli magri, di astenersi dalla carne durante la Quaresima e i giorni di vigilia, e toccava il digiuno nei giorni precedenti delle più importanti festività religiose.

Gli ecclesiastici erano quindi grandi consumatori di pesce e verdure, ma dove il curato di campagna si accontentava di fave e ceci, il canonico aveva invece accesso a cibi più prelibati, come l’anguilla, cucinata e speziata con ogni cura. Giotto di anguille era Papa Martino IV, passato alla storia più per l’appetito che per l’impegno pastorale, tanto che Dante lo confinò in purgatorio.

Questi divieti potevano riguardare anche gruppi di persone, come i monaci benedettini, a cui era vietata la carne dei quadrupedi e inizialmente anche quella dei volatili; i Cistercensi avevano per regola una mensa molto frugale: da Pasqua a Pentecoste era concesso un pasto unico, eccezion fatta per la domenica in cui ne venivano serviti due.

Conservare il cibo

Nel Medioevo i trasporti erano lenti, faticosi e pericolosi: la rete di strade costruita al tempo dei romani era ormai incustodita e mal gestita, pullulava di piante selvatiche e persone poco raccomandabili. Questo limitava molto il commercio del cibo, complice anche la difficoltà di conservare le derrate alimentari. 

Gli unici sistemi di conservazione erano l’essicazione, la salatura e l’affumicatura. Essiccare il cibo era il metodo più usato: serviva per frutta, cereali, legumi e carne. Avveniva al sole nei paesi caldi e all’aria nelle terre del Nord. Un’alternativa a salatura e affumicatura poteva essere anche la salamoia.

A quote sufficientemente alte, soprattutto d’inverno, si poteva effettuare il raffreddamento, cioè conservare i cibi nelle ghiacciaie, anfratti di roccia in cui si accumulavano neve e ghiaccio naturali.

La bottega del sarto

Come ci si vestiva nel 1300? Visitate la sartoria, dove sono esposti abiti sontuosi e stoffe pregiate che ricalcano le mode dell’epoca! 

In questa piccola bottega, con cura e precisione, vengono confezionate le vesti tipiche indossate dalle dame e i messeri del medioevo, dai capi più umili ai più elaborati: una completa panoramica di un’arte di bottega tra le più rinomate e prestigiose, con i suoi strumenti, aneddoti e tradizioni. Scopriamo lo stile e i gusti dell’epoca, dalla sobrietà popolana allo sfarzo nobiliare.

Volete mettervi nei panni delle genti del Medioevo? Chiedete pure alla sarta di farvi provare qualche abito, ed immergetevi appieno nell’atmosfera del castello!