Ospiti al Castello

Ogni giorno è ricco di spettacoli a PeragaMedievale, e a darci una mano arrivano graditi ospiti da ogni dove! Quest’anno alla nostra festa parteciperanno i Diavoli Rossi, giocolieri e artisti di strada, il gruppo di musici Era Tempus, e Pier Paolo Pederzini, il RimAttore

Con loro, saranno presenti anche il gruppo storico della Contrada della Cerva, e la compagnia di rievocazione Gens Euganea, che collabora con noi da molti anni nell’organizzazione della parte culturale.

Ad animare la festa, nella fedele ricostruzione della vita quotidiana, ci saranno anche la Compagnia d’arme et caccia de li Squarzacoje, la Compagnia della Torlonga, la Venetica Militia e la Compagnia d’arme dei Cavalieri di San Giovanni. Per la battaglia, le raggiungeranno i Milites Castellani e i Dragoni del Brintesis!

Il pane 

Il pane era il cibo base di ogni classe sociale del Medioevo, ma non sempre le condizioni climatiche permettevano un buon raccolto di cereali. La preghiera del Padre Nostro, che recita “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, più che una valenza liturgica, era per molti una vera e propria formula scaccia-fame! 

Era spesso usato come “cucchiaio commestibile” con cui si raccoglieva il cibo dal pentolone comune, e accumunava poveri e ricchi, pur variando nei suoi ingredienti: se i nobili potevano permettersi pane di frumento bianco, il contado aveva invece pane nero, includendovi ogni possibile cereale, come avena, segale, farro, orzo, crusca, e, se necessario, anche legumi e castagne. In tempo di carestia, si impastava il pane anche con radici, cenere e corteccia triturata! Dove non poteva il gusto, di certo poteva la fame. In età comunale nacquero le corporazioni dei fornai, che liberarono la popolazione dal controllo dei forni esercitato dai feudatari e dalle curie episcopali. 

Nel Medioevo era molto comune un tipo di pane che, tolto dal forno, veniva immerso in acqua bollente per qualche minuto, e poi posto di nuovo ad asciugare in forno; conservandosi molto a lungo, lo tenevano i pellegrini nelle bisacce, e, all’occorrenza, bastava farlo rinvenire con poca acqua.

Offelleria

Se avete voglia di dolce, sostate all’Offelleria, la “pasticceria” del Medioevo! Qui troverete deliziose torte e biscotti provenienti dalla tradizionale medievale, che le nostre esperte offelliere saranno ben felici di farvi conoscere.

Torta de’ pomi, Torta riso e menta, Zonclada e Biancomangiare, sono solo alcune delle speciali ricette che potrete assaggiare. Un consiglio? Accompagnatele con un buon bicchiere di Ipocrassum, il vino speziato medievale!

Le origini della pasta

Fu nel Medioevo che la “pasta”, per come la intendiamo oggi, iniziò a comparire, grazie alla nuova consuetudine, portata avanti fino ai giorni nostri, di bollire la pasta nell’acqua, nel brodo e talvolta nel latte. Il procedimento di essicazione prevedeva che fosse esposta al sole per qualche tempo, poi posta in luoghi chiusi riscaldati da bracieri, garantendo così “di affrontare anche viaggi verso destinazioni lontane senza deteriorarsi”.

Grazie agli scambi commerciali via mare, promossi dalle città marinare italiane, l’uso della pasta essiccata raggiunse presto tutta la penisola. Qui il grano importato dalla Sicilia veniva lavorato sulle coste dove il clima mite e temperato costituiva garanzia di perfetta essiccazione del prodotto. In un documento del 1244, conservato presso l’archivio di stato di Genova, troviamo citato per la prima volta il termine “pasta”, che venne poi definita più genericamente con il termine di “maccheroni” (derivato da “maccari”, ossia schiacciare, l’azione fatta lavorando la pasta di semola di grano duro). In un documento del 1284, conservato all’Archivio di stato di Pisa, si dà notizia della vendita di “vermicelli”. 

I ricettari del tempo consigliavano inoltre di mangiare la pasta con un attrezzo di legno appuntito, indicazione che farebbe sospettare la precoce diffusione della forchetta in ambito italiano.

Selvatico & domestico

Il confine tra economia selvatica e domestica era assai meno rigido di quanto si possa credere, e la linea si spostava in base alle esigenze della comunità.

L’alimentazione selvatica, molto diffusa nel Medioevo, richiedeva un’accurata conoscenza del territorio e attenzione agli insegnamenti di chi lo abitava: pastori, boscaioli o cacciatori erano i custodi del sapere del bosco.

La cultura dell’orto, di vitale importanza nell’alimentazione e nella farmacologia, s’innestava nella lunga frequentazione del mondo vegetale spontaneo. Anche per gli animali, specie che oggi non esitiamo a pensare domestiche esistevano anche allo stato brado. Con il passare dei secoli, la valorizzazione produttiva e alimentare delle piante coltivate e degli animali domestici diventò più forte a scapito della dimensione selvatica. 

La nascita delle città fu il segno del definitivo cambiamento del modo di affrontare il problema cibo, dove l’abbondante domanda di “civiltà” fece relegare ai margini i valori di “naturale” e “selvatico”, dando così il via al grande boom della “produzione”.