Musici e sbandieratori

Ad accompagnare questi tre giorni di festa, come sempre, è il gruppo Musici et sbandieratori de Petracha! Al suono potente dei tamburi, ecco le bandiere che volano alte, stagliando al cielo i colori blu e oro di Peraga. 

Anno dopo anno, questi giovani ragazzi pieni di passione si impegnano a creare spettacoli sempre nuovi, ricchi di evoluzioni e giochi d’abilità. Con costanza e dedizione, eccoli esibirsi nuovamente in elaborate coreografie, decisi a meritare i calorosi applausi del loro pubblico.

Sbandieratori

Le regole religiose in cucina

 Le autorità religiose imponevano tutta una serie di divieti e obblighi: il calendario liturgico stabiliva di alternare i menù grassi e quelli magri, di astenersi dalla carne durante la Quaresima e i giorni di vigilia, e toccava il digiuno nei giorni precedenti delle più importanti festività religiose.

Gli ecclesiastici erano quindi grandi consumatori di pesce e verdure, ma dove il curato di campagna si accontentava di fave e ceci, il canonico aveva invece accesso a cibi più prelibati, come l’anguilla, cucinata e speziata con ogni cura. Giotto di anguille era Papa Martino IV, passato alla storia più per l’appetito che per l’impegno pastorale, tanto che Dante lo confinò in purgatorio.

Questi divieti potevano riguardare anche gruppi di persone, come i monaci benedettini, a cui era vietata la carne dei quadrupedi e inizialmente anche quella dei volatili; i Cistercensi avevano per regola una mensa molto frugale: da Pasqua a Pentecoste era concesso un pasto unico, eccezion fatta per la domenica in cui ne venivano serviti due.

Conservare il cibo

Nel Medioevo i trasporti erano lenti, faticosi e pericolosi: la rete di strade costruita al tempo dei romani era ormai incustodita e mal gestita, pullulava di piante selvatiche e persone poco raccomandabili. Questo limitava molto il commercio del cibo, complice anche la difficoltà di conservare le derrate alimentari. 

Gli unici sistemi di conservazione erano l’essicazione, la salatura e l’affumicatura. Essiccare il cibo era il metodo più usato: serviva per frutta, cereali, legumi e carne. Avveniva al sole nei paesi caldi e all’aria nelle terre del Nord. Un’alternativa a salatura e affumicatura poteva essere anche la salamoia.

A quote sufficientemente alte, soprattutto d’inverno, si poteva effettuare il raffreddamento, cioè conservare i cibi nelle ghiacciaie, anfratti di roccia in cui si accumulavano neve e ghiaccio naturali.

La bottega del sarto

Come ci si vestiva nel 1300? Visitate la sartoria, dove sono esposti abiti sontuosi e stoffe pregiate che ricalcano le mode dell’epoca! 

In questa piccola bottega, con cura e precisione, vengono confezionate le vesti tipiche indossate dalle dame e i messeri del medioevo, dai capi più umili ai più elaborati: una completa panoramica di un’arte di bottega tra le più rinomate e prestigiose, con i suoi strumenti, aneddoti e tradizioni. Scopriamo lo stile e i gusti dell’epoca, dalla sobrietà popolana allo sfarzo nobiliare.

Volete mettervi nei panni delle genti del Medioevo? Chiedete pure alla sarta di farvi provare qualche abito, ed immergetevi appieno nell’atmosfera del castello!

La birra nel Medioevo

“Vinum est donatio dei, cervetia traditio umana”

“Il vino è un dono degli déi, la birra una tradizione umana”

Con la caduta dell’Impero Romano e il progressivo abbandono dei campi, furono i monasteri a recuperare le conoscenze di produzione e conservazione della birra, antiche di secoli.

Nel XIII secolo si scoprì che il luppolo permetteva di conservare più a lungo i fermentati di cereali, ricavati da orzo, frumento e farro. Anche la frutta spontanea iniziò ad essere usata per aromatizzare le birre, assieme ad altre spezie ed erbe. 

Il “birrificio” era un ambiente presente in tutti i monasteri, soprattutto nell’Europa del Nord, servendo i monaci come alternativa al vino e come riserva in mancanza di acqua pulita; l’importante era berne ad satietatem e non ad ebrietatem!

La birra, chiamata anche “bevanda delle anime”, veniva data come ricompensa ai cavalieri durante i tornei, e ben presto la sua produzione divenne esclusiva di vere e proprie confraternite di monaci esperti, con stretti protocolli di segretezza; il ricavo economico andava tutto in beneficenza.